Disagio adolescenziale: se ne parla tanto e molto spesso, ma di cosa si tratta?
Il disagio adolescenziale è uno di quei termini che si utilizzano molto spesso nel comune linguaggio quotidiano. Ma a cosa ci si riferisce?
L’adolescenza è quel periodo evolutivo, convenzionalmente compreso tra i 12 anni e l’inizio dell’età adulta (tra i 21 e i 24 anni), caratterizzato da notevoli cambiamenti fisici, cognitivi e relazionali che risultano spesso essere “sconvolgenti“, tanto per il giovane quanto per il genitore.
Si tratta di una delicata fase del ciclo di vita di una famiglia che impone ai genitori l’acquisizione di grandi doti di adattamento e di modulazione del controllo sui loro figli. Senza giri di parole, l’adolescenza rappresenta una dura prova per tutti, figli e genitori, dato che le modalità relazionali utilizzate nelle fasi di vita precedenti all’adolescenza risultano essere totalmente, tragicamente, inadeguate.
Genitori e adolescenti che riescono ad andare d’accordo sono l’eccezione, non la regola. Pertanto discussioni, incomprensioni, litigi e scarsa comunicabilità sono in questi casi all’ordine del giorno. Sono due generazioni che vivono contemporaneamente due mondi differenti, con i genitori in cerca di un punto di contatto con i figli, e questi ultimi che provano a emanciparsi pur non essendo ancora totalmente pronti.
Va inoltre considerato che la società di oggi offre agli adolescenti degli strumenti che in precedenza semplicemente non esistevano: i mezzi di comunicazione digitali. TikTok, Instagram, Facebook, Telegram, WhatsApp, Snapchat e tutti gli innumerevoli strumenti digitali moderni fanno parte della normalità quotidiana per i giovani di questa generazione, strumenti che in molti casi accentuano il gap socioculturale con i propri genitori, rischiando di rafforzare in alcuni giovani il convincimento di non poter essere compresi e/o accettati dai grandi.
Diventa quindi fondamentale, per un genitore, avvicinarsi in modo corretto al mondo dei loro figli adolescenti, alle sollecitazioni che ricevono da tutte queste fonti, e comprendere rispettosamente i legami e i significati che attribuiscono alle loro cose.
L’età dell’adolescenza è l’età dell’esplorazione, degli errori e di quelle esperienze che renderanno il giovane maggiormente pronto e formato per la sua imminente età adulta.
Ma questo non significa che il genitore debba lasciar andare qualsiasi cosa. In effetti deve saper operare un sano controllo “a distanza“, suffragato da un clima di fiducia e rispetto reciproci, in un contesto che non favorisca la chiusura dell’adolescente, il quale non dovrà sentirsi in dovere di difendersi o nascondersi dai suoi genitori.
Come può un genitore capire se ci sono sintomi di disagio adolescenziale nel proprio figlio?
Come scritto sopra non si tratta di un compito facile. Partiamo dal presupposto che il genitore deve ricordarsi di essere stato un adolescente riconoscendo, in tutta franchezza, quelle cose che gli adulti facevano e che gli generavano fastidio.
Quindi si comprende come il genitore debba assumere il ruolo del facilitatore della comunicazione interna alla famiglia, ponendo attenzione all’empatia e alla reciprocità. Comunicare in modo corretto è il primo e più importante strumento di prevenzione del disagio adolescenziale, disagio che potrebbe condurre a problematiche importanti come:
- uso e abuso di sostanze,
- consumo di alcol,
- disturbi alimentari,
- condotte autolesionistiche,
- depressione,
- comportamenti a rischio e/o illegali.
L’adolescente non deve mai sentirsi ignorato o abbandonato, ma nemmeno oppresso e non degno di fiducia.
Disagi adolescenziali a cui occorre prestare attenzione e per i quali pensare di rivolgersi a uno psicologo:
- Comportamenti violenti verso se stessi o verso gli altri (anche verso gli animali)
- Compiere atti autolesionistici (es. tagliarsi, ferirsi)
- Pronunciare bugie ricorrenti, anche per futili motivi
- Scarso rendimento scolastico, con o senza un iperinvestimento nello studio
- Disinteresse per lo studio di ogni materia
- Frequenti assenze da scuola, soprattutto se nascoste ai familiari
- Abbandono scolastico
- Furti (in casa o in ambienti extra-familiari)
- Fughe da casa
- Regime alimentare squilibrato:
- diete decise in autonomia
- alimentazione restrittiva
- abbuffate
- condotte di eliminazione (es. vomito auto-indotto, uso di lassativi)
- Trasandatezza nell’igiene personale e nel vestiario
- Ricerca estrema del rischio
- Frequenti incidenti
- Sonno irregolare
- Eccessiva remissività
- Obbedienza eccessiva ai genitori
- Scarsità di amicizie e relazioni con i coetanei
- Eccessivo tempo trascorso isolandosi nella propria stanza
- Trascorrere troppo tempo sul PC, sulla console, sullo smartphone, sui giochi virtuali, sui social (soprattutto se in assenza di essi l’adolescente mostra ansia e irritabilità)
- Paure irrazionali
- Eccessiva timidezza
- Inibizione pervasiva
- Difficoltà di concentrazione
- Irritabilità frequente e/o sproporzionata alle circostanze
- Anedonia:
- assenza di interessi
- penuria di piaceri e soddisfazioni
- Eccessiva tristezza
- Marcata variabilità del tono dell’umore
- Aggressività verbale e fisica
- Scarsa autostima e/o tendenza all’autosvalutazione
- Presenza di stati d’ansia
- Attacchi di panico
- Vita sessuale promiscua e disordinata
- Controllo ossessivo del peso sulla bilancia
- Controllo ossessivo della forma del proprio corpo e/o di specifiche parti di esso
- Controllo scrupoloso delle calorie da ingerire
- Praticare attività sportive in maniera ossessiva
Altri segnali di un possibile disagio adolescenziale, che è importante saper cogliere, sono:
- Stanchezza frequente
- Astenia (debolezza)
- Variazione ponderale importante:
- Dimagrimento
- Ingrassamento
- Arresto del ciclo mestruale nelle ragazze dopo il menarca
- Gastralgie e disturbi intestinali ricorrenti
- Cefalee frequenti e/o varie sofferenze somatiche
- Segno di Russel:
- presenza di callosità o lesioni sulle nocche o sul dorso della mano prodotte da ripetuti tentativi di indurre il riflesso del vomito per lunghi periodi
- erosione smalto dentario
In presenza di questi sintomi è opportuno rivolgersi a uno specialista che sappia trattare l’adolescenza. Ogni sintomo va infatti decodificato in base alla sua intensità, durata nel tempo, età, contesto familiare e le relative dinamiche relazionali e, infine, l’impatto che il sintomo produce sul resto della famiglia.
E non va sottovalutato il rischio di suicidio, che deve sempre essere colto al fine di prevenirlo.
Riferimenti bibliografici
- “Adolescenza e psicopatologia”, D. Marcelli, A. Braconnier – Masson
- “Dalla famiglia all’individuo: la differenziazione del sé nel sistema familiare”, M. Bowen – Astrolabio
Crediti immagini: Рома Дуркин, Cottonbro