Quella dell’ansia scolastica è una paura che nel giovane (bambino, preadolescente e adolescente) può assumere molte forme, che possono racchiudere, in diversa misura:
- il timore dei giudizi negativi,
- il timore degli insuccessi,
- il timore di deludere i propri affetti significativi.
Questi timori possono generare nel/nella giovane una difficoltà, anche marcata, rispetto ai propri compiti formativi ed evolutivi.
Come nasce l’ansia scolastica
L’ansia scolastica, definita in alcuni casi come fobia scolare, origina dal naturale desiderio di essere amati, apprezzati e ammirati e dalla conseguente paura di ritrovarsi invece rifiutati e/o messi in ridicolo.
In questa paura è forte il timore di non essere sufficientemente capaci di superare le prove che la scuola o l’università pone davanti al giovane. Gli ambienti scolastici (e accademici) vanno intesi come un ambiente allargato che include sia i pari (es. i coetanei) che le figure istituzionali al suo interno (es. corpo docente).
In molti dei casi in cui bambini, adolescenti e giovani adulti giungono in terapia, il fenomeno più evidente è riferito alla paura, o all’ansia, di andare a scuola fisicamente. Il numero di questi casi sta aumentando (Merikangas, 2010), e sono distribuiti piuttosto uniformemente tra le fasi “cruciali” tipiche del periodo scolastico:
- all’inizio della scuola primaria (5-7 anni di età);
- all’inizio della scuola secondaria di primo grado (10-11 anni di età);
- all’inizio della scuola secondaria di secondo grado (13-14 anni di età).
In questa fascia di età, quindi quella che va dai 5 ai 14 anni, possono verificarsi degli specifici disturbi d’ansia dell’età evolutiva nei quali sono presenti anche delle paure “normali”, che potremmo definire addirittura “fisiologiche”, come:
- l’ansia da separazione;
- la paura degli animali (es. la cinofobia);
- il timore del buio;
- l’ansia da prestazione.
Paura, ansia e fobia scolastica: proviamo a mettere ordine
Occorre differenziare le fobie e l’ansia dalla paura, basandosi su un criterio di oggettività: se siamo in presenza di un elemento condiviso che genera un timore (es. un animale che attacca, la perdita di controllo di un veicolo, ecc.) allora ci troviamo nel dominio della paura. Di contro, in assenza di un elemento di generalizzazione, e quindi in assenza di un elemento condiviso, stiamo invece parlando di ansia o di fobia.
Eseguire questo tipo di distinzione risulta problematico soprattutto per i bambini, in quanto il livello del loro sviluppo cognitivo ancora non gli consente di discriminare correttamente, differenziandolo, il reale (o concreto) dall’immaginario.
Lambruschi (2004) distingue l’ansia patologica da quella normale sulla base di criteri di intensità, frequenza e durata. Quindi se un giovane ha una reazione di ansia molto intensa, frequente e che permane nel tempo, allora siamo in presenza di ansia patologica.
Il DSM 5, lo strumento diagnostico dei disturbi mentali utilizzato dai professionisti della salute mentale in tutto il mondo, descrive i disturbi d’ansia sia in una categoria specifica che su un continuum legato al ciclo vitale della persona: le stesse categorie diagnostiche sono in comune per l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta.
Come si manifesta l’ansia scolastica?
Ritengo possa risultare utile distinguere le manifestazioni dell’ansia scolastica in due degli ambienti maggiormente vissuti: a casa e a scuola.
Ansia scolastica in casa
In ambiente domestico si possono osservare:
- preoccupazioni costanti per le prestazioni scolastiche;
- preoccupazioni intense circa la puntualità;
- irritabilità;
- tendenza al perfezionismo;
- scarsa fiducia e autostima;
- impiego di molto tempo per lo svolgimento dei compiti assegnati;
- continue richieste di approvazione;
- frequenti sintomi fisici, come cefalee, disturbi gastro-intestinali, stanchezza e algie (dolori);
- disturbi del sonno;
- ricerca di rassicurazioni frequenti.
Ansia scolastica a scuola
A scuola il/la giovane può manifestare:
- ansia e preoccupazioni eccessive in occasione di verifiche/esami;
- ridotto rendimento scolastico;
- irritabilità;
- perdita di interesse per materie che in precedenza erano apprezzate;
- ricerca continua dell’approvazione dei docenti;
- difficoltà nel parlare davanti ai compagni in classe;
- scarsa autostima;
- aggressività verso i compagni di classe (vedi: bullismo);
- reazioni rabbiose alle frustrazioni;
- difficoltà a tenere il ritmo con i compiti assegnati.
Trattamento dell’ansia scolastica
Trattare l’ansia nei giovani e negli adolescenti richiede l’intervento di un professionista che sappia pianificare un intervento non solo sul giovane, ma anche integrando il lavoro attraverso la collaborazione attiva del sistema familiare, modulando il livello di coinvolgimento genitoriale in funzione dell’età del/della ragazzo/a.
Una delle tecniche psicoeducative, soprattutto nei più giovani, mira all’aumento del vocabolario emotivo, consentendo al giovane di disporre del più ampio numero di termini per definire le emozioni. Inoltre si lavorerà anche sui concetti di durata e intensità di una emozione.
Tra gli strumenti e gli approcci di lavoro ci sono, tra gli altri, quelli derivanti dal modello di Plutchik, dal modello ABC di Ellis (dove si chiarifica la sequenza che ha prodotto l’emozione specifica), ma anche ad ausili come il modellamento e il parent-training (ovvero il coinvolgimento dei genitori). Quest’ultimo, come accennato poco sopra, risulta essere di particolare rilevanza.
Esistono anche tecniche di gestione dell’ansia nella fase acuta, ma la buona norma resta sempre quella di chiedere consulenza ad un professionista della salute mentale, che possa agire sul caso specifico nei tempi e nei modi corretti e adeguati.
Riferimenti Bibliografici
- Lambruschi, F., S. Lenzi, F. Leoni. “Sviluppo del modello clinico cognitivista in età evolutiva.” F. Lambruschi (a cura di). Psicoterapia cognitiva in età evolutiva. Torino: Bollati Boringhieri Editore (2004)
- Merikangas, Kathleen Ries, et al. “Lifetime prevalence of mental disorders in US adolescents: results from the National Comorbidity Survey Replication–Adolescent Supplement (NCS-A).” Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry 49.10 (2010): 980-989. DOI
Crediti immagini: yanalya, wayhomestudio